Meno di ventiquattro ore fa si è concluso alla “Pisana” il primo incontro della “Conferenza di servizi” convocata dalla Regione Lazio sulla cosiddetta emergenza “Post-Malagrotta”, dove i rappresentanti delle varie amministrazioni e anche altri soggetti come le associazioni (sebbene queste ultime abbiano solo un ruolo “consultivo”) si riuniscono e discutono di un progetto, in questo caso la realizzazione delle discariche a Riano in località Quadro Alto e ai confini orientali della capitale in località San Vittorino-Corcolle, e si coordinano per seguire gli adeguati iter e redigere le necessarie documentazioni.
LA CONFERENZA “FARSA” DI SERVIZI
Diverse associazioni, vari politici locali e non, hanno denunciato alla stampa che si è trattato di una “Conferenza di servizi… farsa” in quanto “blindata” anche a chi aveva richiesto di partecipare seguendo le procedure stabilite.
Comunque sono trapelate numerose indiscrezioni sul suo svolgimento e dopo l’incontro sono state rilasciate diverse dichiarazioni, e il giudizio complessivo sul proseguimento dell’opera sarebbe negativo, in particolare Zingaretti avrebbe espresso il suo veto solo sul sito di Corcolle, e l’Autorità di bacino (ed è bene ricordare che tra i vari problemi segnalati da cittadini e associazioni si ipotizzano problemi con le falde acquifere che si troverebbero sotto le discariche) insieme alle Sovraintendenze avrebbero espresso altri pareri contrari.
A favore della continuazione, invece, si trova la Presidente della Regione Lazio che dichiara improponibile un’ulteriore proroga di Malagrotta e dei suoi rifiuti trattati in maniera illegale che hanno fatto avviare la procedura di infrazione UE e l’emergenza. La stessa Polverini che mesi fa promise che non ci sarebbero state altre proroghe, promessa disattesa dall’ultima proroga del Commissario Straordinario e Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Favorevole anche il Sindaco di Roma Capitale che si è dichiarato <<fiducioso nella chiarezza che porterà la magistratura>>, lo stesso Alemanno che aveva promesso che nessuna discarica sarebbe finita nell’VIII municipio su cui gravano un “inceneritore” di rifiuti speciali della Basf (già Veltroni non riuscì a mantenere la promessa della delocalizzazione), un adiacente “ghetto” per i rom impropriamente chiamato “campo nomadi” adibito anche a maxi discarica abusiva, diversi impianti per vari tipi di rifiuti e per merci pericolose comprese quelle radioattive, mini e maxi discariche abusive tra cui una scoperta a Castelverde in occasione della realizzazione della Tav, e storiche speculazioni edilizie e commerciali che hanno arricchito dinastie di “palazzinari” (speculazioni talvolta rispecchiate dai nomi di strade intitolate alle famiglie di costruttori che hanno intasato uno dei quadranti più popolati della capitale).
DALLE INDAGINI DELLA PROCURA E DEL NOE FINO AL VERTICE CONVOCATO DAL MINISTRO: TUTTO NELLE MANI DI PECORARO?
Nell’ultimo mese, quello che la stampa oramai definisce all’unisono il “giallo” dell’emergenza rifiuti, ha riservato nuovi colpi di scena, e vale la pena ricordare a chi segue la vicenda che lunedì il Ministro dell’ambiente Corrado Clini ha convocato un incontro con il prefetto Pecoraro, il sindaco Alemanno, il presidente della Provincia Zingaretti e della Regione Polverini, vertice che potrebbe riservarne nuovi.
Sempre nell’ambito “Montiano”, il Ministero dei Beni Culturali ha espresso più volte la contrarietà per il sito di Corcolle a due passi da Villa Adriana con un carico di 300mila turisti l’anno e che è anche patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO, come lo è l’ente territoriale in cui è incluso il sito di Riano, ma lo stesso Ministero ha sottolineato – rispondendo a quelli che vi si sono appellati con una specifica nota – che i poteri sono tutti nelle mani del Commissario Pecoraro, poteri conferiti dal Governo Berlusconi, prorogati da quello di Monti e ritenuti legittimi anche dopo un ricorso presentato da Manlio Cerroni.
Ma i ricorsi contro la gestione commissariale e soprattutto quelli sulla scelta dei siti, insieme a numerosi esposti che in queste ore arrivano anche da politici locali sempre in astinenza da voto e da visibilità, hanno fatto partire anche le indagini della Procura di Roma, su cui lavorano il Procuratore aggiunto Roberto Cucchiari, i sostituti Alberto Galanti e Cristina Palaia, il colonnello Sergio Di Caprio ex capo del reparto dei Ros “Crimor” e noto ai più come “Capitano Ultimo” e il capitano del Nucleo operativo ecologico Pietro Rajala Pescarini: si ipotizzano falsità materiali e ideologiche anche a seguito di inchieste giornalistiche e denunce varie, tra le quali: gli errori “ri-copiati” da un progetto del consorzio di Cerroni nello studio regionale che ha portato alla scelta dei siti, l’anomalia sul sito di Corcolle sempre nello stesso documento regionale che sarebbe stato “tagliato e incollato” al posto di quello di Allumiere, l’affidamento, da parte del commissario Pecoraro, di alcuni lavori da svolgere per il sito di Corcolle alla società “Cidiemme” dello stesso consulente scelto dallo stesso Pecoraro per la valutazione delle discariche…
LE ANOMALIE: DA RIANO A CORCOLLE, BOTTICELLI COLLEGA TUTTI E DENUNCIA CHI PARLA DI VICINANZA CON I CASALESI
Ma le anomalie più recenti della vicenda saltano fuori dall’audizione di Claudio Botticelli in commissione ecomafie, audizione dal sapore ambiguo soprattutto quando dichiara di non aver mai voluto trattare i rifiuti urbani nella sua carriera ma, allo stesso tempo, spiega di essersi attivato per il “post-Malagrotta” e di essersi rivolto a uno specifico funzionario regionale per proporre i siti come ha fatto Cerroni con Riano.
Funzionario e richieste su carta intestata da parte del Botticelli di cui la commissione presieduta da Pecorella vuole avere più dettagli: dalle sue dichiarazioni emerge che l’imprenditore dei castelli romani e la rete di società che gestisce con la sua famiglia, collegherebbe gli interessi delle due cave del sito di Corcolle (rispettivamente una di proprietà della Brixia, una società anonima Svizzera rappresentata dalla moglie e dal cognato del proprietario dell’agriturismo di Corcolle, e una dell’ex piduista Simon Pietro Salini inizialmente destinata agli inerti della metro B), agli interessi di Cerroni su Corcolle e su un altro impianto della famiglia Botticelli a Lanuvio (dove, insieme a una cava di Fondi su cui ha lavorato il network dei Botticelli, ci sarebbero accertamenti giudiziari per reati ambientali). E sempre dalle dichiarazioni di Botticelli si profilerebbe anche un collegamento tra i “no” alle proposte di Cerroni e i problemi con una fideiussione causati a suo dire dalla Provincia, a cui ha chiesto un risarcimento di 15 milioni di euro.
In commissione ecomafie non ha parlato però della fideiussione della “Geri Srl” (società che, guarda caso, come molte del network familiare, ha solo diecimila di capitale – il minimo di legge – e quasi sempre gli stessi membri) , che si rivelò senza alcun valore per la gestione di un progetto, voluto e poi rinnegato dal sindaco Leoni del Pd, sulla cava di Lanuvio in località Pietrara: alcuni consiglieri di una lista civica in quell’occasione furono querelati per aver riportato quello che si era letto in articoli giornalistici, ossia che la famiglia Botticelli fosse sotto accertamenti dell’antimafia e potenzialmente legata all’orbita casalese. Non il massimo se il principio del “sembrare puliti e non solo esserlo” vale qualcosa , soprattutto nel campo dei, e se si considera che ci sarebbe stato un altro affare con esportazione di rifiuti in Liberia tramite il pluricondannato e pregiudicato Ambasciatore commerciale di Liberia e Venezuela, il fondano Massimo Anastasio di Fazio, più volte oggetto di attentati di stampo mafioso insieme alla sua agenzia immobiliare. Forse diffamarono i Botticelli ma, al di là di chi sia stato il responsabile dei danni del “cratere” di Lanuvio, le paure dell’opposizione lanuvina sul recupero della cava erano fondate: il progetto non fu portato avanti creando un notevole buco per il piccolo comune e l’Arpa rilevò irregolarità nello smaltimento dei rifiuti.
Ma la “Geri Srl” rispunta anche a Corcolle: secondo le dichiarazioni di Cerroni e le indiscrezioni di alcuni giornali, poi smentite, tramite questa società dei Botticelli la proprietà del terreno di Corcolle sarebbe in Liechtenstein. L’ennesimo punto oscuro della vicenda su cui, si spera, la magistratura farà definitivamente chiarezza.
Ma stranezze, ipotetici reati e coincidenze a parte, il problema dell’emergenza rifiuti ha un nocciolo tecnico: ammesso che creare nuove discariche “provvisorie” sia l’unica strada, se non si intraprendono serie politiche per la differenziata, in quelle nuove discariche finirà lo stesso “tal quale” su cui l’Unione europea ha aperto la procedura di infrazione… E in più, tutta l’Italia e non solo Roma, dovrebbe raddoppiare o quintuplicare, a seconda dei comuni, la percentuale di differenziata per adeguarsi alle nuove normative comunitarie e sfuggire a nuove infrazioni prossime ad arrivare: la vera emergenza è quella della differenziata e dell’uso consapevole delle risorse, non quella “stile Napoli” usata come spauracchio da Pecoraro e dagli amministratori in linea con lui per realizzare “frettolose” discariche.
L’audizione integrale di Claudio Botticelli si trova a questo indirizzo web
Per approfondire la vicenda del “post-Malagrotta” si può leggere anche questo articolo
https://www.goleminformazione.it/articoli/emergenza-rifiuti-roma-malagrotta-corcolle-tivoli.html