Ci sono luoghi indissolubilmente legati all’automobilismo. Monza, per esempio, o Imola che, in particolare per gli appassionati di Formula 1, sono il massimo teatro dello sport a quattro ruote. Su quell’asfalto sono transitati alcuni, la maggioranza, dei più talentuosi piloti che il globo ricordi.
Montecarlo, il circuito cittadino per antonomasia, un dedalo di viuzze che da ormai dal 1929 ospita gare automobilistiche. Potrei parlarvi di Le Mans, l’incredibile tracciato francese dove dal 1923 si sfidano in una gara di 24 ore piloti e case costruttrici e dove una vittoria, è stato calcolato, vale pubblicitariamente quanto un anno intero di inserzioni pubblicitarie. O ancora Daytona, dove hanno cominciato a correre sulla spiaggia per poi costruire la pista dove ancora oggi si corre la 24 ore. Ed Indianapolis? Vogliamo dimenticarci di Indianapolis? La famosa “brickyard” è sempre lì, la striscia di mattoni originali, quelli con cui fu costruito il primo tracciato. Il riferimento al mito, agli inizi che per gli americani non può mancare, mai.
Potrei anche parlarvi del Nurburgring, quello vero, la Nordschleife, quello lungo più di 22 chilometri, con un numero di curve quasi impossibile da mandare a memoria. Tutti lo ricorderete, almeno quelli della mia età o ancora più anziani, per l’incidente di Lauda che stava per mettere fine alla sua vita. Questi nomi saranno, più o meno, noti a tutti (già vi vedo andare su Wikipedia) e certamente in questa brevissima disamina me ne sarò dimenticato qualcuno di quelli belli, da veri piloti. Ma l’automobilismo non vive solo in pista, ci sono i rally ed anche lì la lista è lunga e bella e poi ci sono le cronoscalate. Termine composto che indica delle strade in salita sulle quali si svolge una gara dove vince chi ci mette meno tempo a percorrerla. Si parte uno alla volta e ci si arrampica, spesso se non sempre, tra panorami da urlo, verso la meta del traguardo, uno striscione sospeso a pochi metri da terra affianco al quale c’è la postazione dei cronometristi che prendono i tempi a tutti i concorrenti e redigono la classifica.
Ci sono cronoscalate che sono pezzi di storia, la prima che mi viene a mente è la Parma-Poggio Berceto o la Monte Erice, in Sicilia che conta 55 edizioni, o ancora la Trento-Bondone che di edizioni toccherà il numero 62 quest’anno.
Nel mio cuore ce n’è una in particolare, considerata la “gara sulla strada più bella del mondo”. E scusate se è poco… Si chiamava, non si disputa più da qualche anno, “Coppa della Primavera” ed erano 8,7 km di puro coraggio, su una strada stretta tra coste scoscese e muretti di pietra che nascondono alla vista strapiombi che in alcuni punti affacciano direttamente a mare. Un sogno tra due ali di folla, perché a sistemarsi sul percorso era un mare di gente, appassionati, curiosi ed addetti ai lavori, estasiati dalla bravura di chi guidava e dallo straordinario amplificarsi del rombo dei motori nelle strette gole e lungo le pareti del percorso. Affacciarsi al Belvedere della stele dedicata a Fausto Coppi, traguardo della gara, voleva dire inebriarsi del suono dei motori tirati allo spasimo dai piloti negli ultimi chilometri di gara, pura musica. Roba da fare concorrenza ai concerti di musica classica a Villa Rufolo, nella vicina Ravello! La strada in questione è quella che dall’abitato di Amalfi, passando per Furore, conduce sino ad Agerola. Siamo in provincia di Salerno, in piena Costiera Amalfitana, luogo protetto dall’Unesco e considerato come un Paradiso sulla Terra. Ebbene dopo anni di oblìo l’Amalfi – Agerola è tornata a vivere lo scorso anno grazie ad un gruppo di appassionati che non hanno mai smesso di sognare. Non più come cronoscalata, ma come rievocazione storica, certo, ma in crescita esponenziale. Nel 2011 il primo timido approccio e già quest’anno un programma ricchissimo, nomi altisonanti, vetture bellissime e l’interesse risvegliato in tutta Italia. Si partirà sabato 17 marzo e si andrà avanti domenica 18 con la strada chiusa al traffico e le vetture da competizione che sfileranno sul percorso come una volta, con tanta gente a seguire e di nuovo quella musica, quel suono che rimbomba, riempie ed esalta rendendosi unico come il luogo che lo ospita.