Per la stampa, quando Alemanno nell’estate 2010 a “Cortina Incontra” annunciava di voler demolire le “torri”, ossia i vari comparti per l’edilizia popolare simboli di degrado e delinquenza, per poi ricostruire da capo il quartiere, si trattava solo di una “boutade”…

 


Invece pochi giorni fa, dopo la presentazione dell’autunno 2010 con l’archistar lussemburghese Léon Krier, un altro passo per la realizzazione del cosiddetto “Masterplan” (uno degli interventi previsti per il “Piano di recupero urbano” di Tor Bella Monaca)  è stato compiuto: la commissione urbanistica di Roma Capitale ha approvato la delibera che dovrebbe far cadere giù alcune “torri” del comparto R8, una volta pronti i primi 900 nuovi alloggi di circa cinque piani, e che fra un paio di mesi dovrà essere discussa dall’Assemblea capitolina.

Secondo diversi urbanisti, associazioni di quartiere e ambientaliste, in realtà quel progetto è l’ennesimo “regalo” che viene fatto ai costruttori, in particolare agli eredi di Romolo Vaselli, proprietari delle aree intorno a Tor bella monaca e che su circa venti ettari di terreno agricolo previsti inizialmente per il parco dell’Aniene potranno costruire ancora.

Infatti l’urbanistica contrattata e la mancanza di fondi (o lo sperpero di questi) in tutta Italia concede ai costruttori la possibilità di essere pagati con aumenti di “cubature” che stravolgono interi quartieri  con la promessa di realizzare nuovi servizi e punti di aggregazione, o addirittura di costruire nuove opere come sta accadendo con i “project financing” per le metropolitane di Roma (la linea “C” e il prolungamento della B).

TORBELLA2_masterplan_demolizioniIl comune di Roma, dopo una causa persa in sede civile, era infatti debitore degli eredi dei Vaselli, in quanto danneggiati da espropri imperfetti che furono alla base della costruzione di quel quartiere con circa 30000 abitanti in due milioni di metri cubi. Per questo già all’epoca di Veltroni si fece ricorso in appello, ma allo stesso tempo si avviarono anche delle trattative per risolvere la questione senza andare in tribunale, e alla fine veniva stimato un debito di circa 80 milioni di euro nei confronti di Vaselli, soldi pagati solo in parte e che non soddisfano tutti gli eredi. Nel 2009 sono rimasti ancora circa 50 milioni da pagare e Alemanno, che è anche commissario per il piano di rientro (“emergenza debito”), con una delibera  http://www.comune.roma.it/servizi/sigep/sv1?deliberante=12&par2=2009&par1=3 ne sancisce il pagamento. Ecco allora, spiegano urbanisti come Paolo Berdini del WWF Italia, che si capisce come è nata la “boutade” del masterplan: siccome la legislazione nazionale non prevede strumenti per la “città privata”, dà ampi margini per rendere i piani regolatori carta straccia alle dinastie di costruttori che come quella dei Vaselli sono attive e costruiscono il loro potere dai tempi del fascismo, e siccome il coraggio di giocarsela in tribunale manca insieme ai soldi (mancano davvero perché sono stati sprecati o è una scusa per favorire chi avrebbe finanziato le campagne elettorali?), allora il milione e mezzo di cubature previste “in più” per Tor Bella Monaca diventeranno il mezzo per estinguere il debito. 

Se si continuerà a seguire questa logica, cioè quella di finanziare opere e saldare debiti “regalando” cubature, non solo le città saranno sempre più invivibili, carenti dei servizi che i costruttori promettono ogni volta, ma anche più lontane dagli standard europei che vogliono un minimo di circa dieci metri quadrati di verde a testa: forse in un futuro fantascientifico inventeranno un cemento in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana, e risolveremo il problema solo in parte; infatti non si è fatto nemmeno cenno a tutti i problemi ambientali e sociali che le demolizioni e le costruzioni costituiscono, per esempio quale fine faranno gli inerti della ipotetica demolizione delle “torri” e dei “serpentoni”? Siamo sicuri che verranno abbattute le abitazioni davvero fatiscenti dove si annidano i fortini di mafie e mafiette (fatiscenti almeno esternamente perché quei fortini della droga esternamente “degradati” nascondono internamente l’improbabile lusso di chi si è arricchito con la malavita), o si vuole abbattere anche quelle abitazioni in buono stato in nome di una riqualificazione “edilizia” inutile lì dove non c’è una riqualificazione “sociale”? Non converrebbe anche economicamente “risanare” il quartiere ristrutturando l’esistente e costruendo solo nuovi servizi e non alloggi, invece di intraprendere questo programma che in sette anni (tempo ufficialmente stimato dalla fine del 2011, data in cui sarebbero dovuti partire i lavori) rischia di creare una nuova cattedrale nel deserto più che una nuova “Garbatella”?

Resta da capire come mai amministratori locali e nazionali, in primis Veltroni e Alemanno, siano stati silenziosi sul pericolo sempre più concreto di cementificare tutto senza fornire infrastrutture, ospedali, metropolitane, posti di polizia e una città vivibile: c’è bisogno di un intervento legislativo nazionale che ponga dei freni a quei “soliti noti” che con l’urbanistica contrattata si sono arricchiti e che ci lasciano quartieri dormitorio senza servizi primari (luce, fogne) e secondari (ospedali e scuole), oppure ci vorrebbe un cemento “fantascientifico”.

Per chi volesse dettagli tecnici:
In questo documento si trova il progetto pilota per la ricostruzione di Tor Bella Monaca, e sono citati anche gli atti precedenti al “masterplan” che riguardano il recupero dell’area
http://www.progettomillennium.com/public/files/VOLUME_III_ORIZZ_19_02_web-1.pdf

 

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