L’Aula della Camera, con voto segreto ha approvato un emendamento presentato dall’esponente leghista Gianluca Pini alla legge comunitaria che inserisce la responsabilità civile per i magistrati che sbagliano.
L’emendamento prevede che «chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento» di un magistrato «in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia» possa rivalersi facendo causa allo Stato e direttamente al magistrato per ottenere un risarcimento dei danni.
Le modifiche, passate con un voto segreto per 264 contro 211 e un’astensione, dovranno comunque passare il vaglio di Palazzo Madama.
Secondo i sostenitori dell’emendamento, l’Italia con le nuove disposizioni non farebbe altro che allinearsi con l’Europa, anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee dello scorso novembre (vedi Golem del 25 novembre). Nella causa C-379/10 della commissione Ue contro l’Italia, alla sbarra della corte europea ci è arrivata la legge 117/88 sul risarcimento dei danni dovuti all’operato delle toghe e sulla loro responsabilità civile. Ma non era la prima volta che l’Italia veniva ripresa sull’argomento: già nel 2006 la Corte con la sentenza depositata il 13 giugno, aveva sottolineato che la nostra normativa veniva interpretata dai giudici nazionali come un semplice limite alla responsabilità dello Stato.
Attualmente, infatti, secondo la legge 117/1988, il cittadino, in caso di violazione, può fare causa ma solo citando lo Stato e solo in caso di accoglimento della domanda può rivalersi sul magistrato. Allo stato rarissimi i risarcimenti ottenuti dai cittadini per violazione di un magistrato.