La nave Costa Concordia è naufragata per un errore nella manovra manuale di avvicinamento – non previsto ufficialmente – all’isola del Giglio. Un passaggio ravvicinato come altri sono avvenuti anni addietro in segno di omaggio alla gente dell’isola, patria di alcuni componenti dell’equipaggio tra i quali il maitre Antonello Tievoli, e anche per ragioni pubblicitarie.
Il caso del più grave disastro della marineria italiana nell’ultimo secolo è risolto. Almeno sul piano dell’informazione. Sul fronte giudiziario invece, come è ovvio, occorre indagare più a fondo perché non basta sapere cosa è successo ma anche di chi è la colpa.

Oltre, naturalmente, alla colpa del comandante Francesco Schettino che ha voluto e autorizzato quella manovra di avvicinamento e non ha saputo gestirla.

Ma l’informazione fa finta di non sapere che il caso è risolto.

Perché non si può permettere alla verità di rovinare una buona notizia.

Perché dire a chiare lettere che è tutto risolto significherebbe far calare gli ascolti di trasmissioni che continuano a ciurlare nel manico, continuano a speculare sulle emozioni, continuano a cianciare di “gialli” su donne moldave, amiche e amichette e di liste segrete di passeggeri non registrati.

Dire a chiare lettere che il caso è risolto significherebbe rinunciare alla valanga di notizie inutili e fare informazione. Ma il prezzo da pagare sarebbe troppo alto. E allora meglio proseguire con le notizie.

Il caso, in realtà, avrebbe potuto essere risolto in tempo reale visto che Patrizia Tievoli, la sorella del maitre Antonello Tievoli, fin dalla sera di venerdì 13 gennaio sul suo profilo Facebook aveva pubblicato un “post” in cui annunciava che alle 21.30 circa la Costa Concordia sarebbe passata “vicino vicino” al Giglio.

La rotta ufficiale, invece, non prevedeva alcun “vicino vicino”.

La signora Patrizia era stata infatti avvertita dal fratello, che a sua volta aveva ricevuto l’annuncio della bella sorpresa da quel genio del comandante Francesco Schettino. Il quale, a onor del vero, dichiara – parlando con un collega nella sala d’attesa dei carabinieri ignorando di essere intercettato da microspie ambientali – che questo passaggio ravvicinato è stato voluto da “un manager” (non si sa – ancora – chi) della Costa.

Ma come non bastasse, siccome un “post” su Facebook potrebbe anche essere insufficiente, il 21 gennaio successivo il collega Marco Imarisio, del Corriere della Sera, pubblica una bella intervista ad un comandante veterano della Costa: Mario Terenzio Palombo.

Nell’intervista Palombo, in sostanza, non solo conferma ciò che egli stesso, fin dal 2008, ha scritto nel libro di memorie “La mia vita da uomo di mare – Da Camogli all’Isola del Giglio, dalle navi da carico ai prestigiosi comandi di navi passeggeri” (pubblicato da Editrice Innocenti, 304 pagine, prezzo di copertina 15 euro, attualmente in ristampa, www.editriceinnocenti.com), in relazione ai passaggi ravvicinati che nel suo caso erano sempre concordati con i vertici della Costa e con le Capitanerie di Porto, ma specifica che poco prima del disastro, la sera del 13 gennaio, ha ricevuto una telefonata proprio dal maitre Antonello Tievoli, che è un parente di sua moglie, che lo avvertiva dell’imminente passaggio ravvicinato al Giglio (il cosiddetto “inchino”, ma il termine secondo lo stesso Palombo è inventato e non è quello adoperato nella realtà).

Non solo! Durante la telefonata, racconta sempre Mario Palombo, Tievoli gli ha passato proprio il comandante Schettino che ha confermato il passaggio.

E il comandante Palombo, che di passaggi ravvicinati, anche al Giglio ne ha fatti alcuni – il primo nell’ottobre 1993 per rendere omaggio alla sua famiglia che è, appunto, gigliese – nell’intervista rilasciata a Marco Imarisio, riferendosi a Schettino e a Tievoli aggiunge: “quei due cretini”.

Ancora a onor del vero bisogna precisare che Schettino – sempre nella conversazione intercettata – dice che non è stato lui a chiamare Palombo ma sarebbe stato Palombo a chiamare lui.

Insomma, sia come sia (questi dettagli servono a chiarire le responsabilità giudiziarie ma resta il fatto che sulla dinamica della vicenda è tutto chiaro e il caso è chiuso, da questo punto di vista) dal libro di Palombo – di cui pubblichiamo in allegato tre estratti per gentile concessione della Editrice Innocenti (www.editriceinnocenti.com) che ringraziamo di cuore – si capisce chiaramente che i passaggi ravvicinati, o “inchini” che dir si voglia, sono una tradizione di alcuna parte della marineria. Ma, ovviamente, vanno fatti rispettando alcune regole, alcune procedure e, soprattutto, vanno gestiti e controllati da comandanti che lo sanno fare. Come Mario Palombo, che è uno dei più noti e apprezzati comandanti italiani degli ultimi anni.

Non vogliamo rendere troppo “pesanti” queste riflessioni e dunque vi invitiamo a leggere i documenti allegati a questo articolo: alcuni estratti dal libro di Palombo, per capire cosa sono, a cosa servono e perché sono stati “inventati” i passaggi ravvicinati.

Infine, basta dare un’occhiata al file video che riporta graficamente la rotta della Costa Concordia così come rilevata dagli impianti satellitari di controllo e gestione delle rotte, per capire che anche da questo punto di vista il caso è chiuso. Anche questo video lo trovate allegato all’articolo che state leggendo.

Saremmo felici se l’informazione si concentrasse su questi dettagli: il profilo Facebook della signora gigliese Patrizia Tievoli, la testimonianza dell’ex comandante Mario Palombo, il grafico della rotta della nave. E si concentrasse, anche, su un fatto: in una nave del genere, la rotta è affidata ad un software, un computer e alle cartine elettroniche agganciate ai satelliti. E dunque per passare “vicino vicino” a qualcosa, qualunque cosa, occorre disattivare il programma di navigazione e prendere materialmente il timone.

Intanto questa informazione, se esistesse, potrebbe anche dedicarsi – se proprio non può farne a meno – al lavoro investigativo del procuratore di Grosseto Francesco Verusio che, partendo da questi dati (perché per fortuna il procuratore non è un giornalista) sta ora lavorando per capire quali altre responsabilità, oltre quella di Schettino, si configurano: alla Costa sapevano del passaggio? Chi era al timone manuale quando c’è stato l’errore di rotta che ha portato la nave contro lo sperone di roccia delle Scole, al Giglio?

Una volta ottenute le risposte a questi interrogativi, il fascicolo sarà pronto per il processo.

Con buona pace delle notizie travestite da informazione.
Estratto dal libro “La mia vita da uomo di mare” di Mario Palombo, Editrice Innocenti – capitolo “Allestimenti e imbarchi su nuove navi Costa Classica e Costa Romantica – 1992, 1995
Estratto da libro “La mia vita da uomo di mare” di Mario Palombo, Editrice Innocenti – capitolo “Costa Fortuna e Costa Atlantica – fine carriera”
Estratto da libro “La mia vita da uomo di mare” di Mario Palombo, Editrice Innocenti – capitolo “Imbarchi sulla Costa Victoria e sulla Costa Allegra – 1998,2000

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