«Sembra che il ministro Severino abbia finalmente acquisito la consapevolezza che il confronto con l’avvocatura nella sua interezza è la strada per giungere a scelte che incidano realmente sul sistema giustizia italiano. È ora però, che il Governo abbandoni l’abusato ricorso alla decretazione d’urgenza, mortificante per tutti, in primis per il Governo stesso.
E’ apprezzabile il tentativo del Governo di rimuovere lacci e lacciuoli che rendono inutilmente complicato l’esercizio dell’attività professionale forense, che non può più rimanere ancorata a meccanismi ormai logori. Attenzione però a salvaguardare i princìpi fondanti di una professione antica, che non merita di essere considerata negativamente , elevata in maniera errata dai media e dall’opinione pubblica a simbolo di quell’Italia corporativistica che frena lo sviluppo e il cambiamento». Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione nazionale forense, Ester Perifano.
«Se vogliamo discutere di vere liberalizzazioni però – continua Perifano – non ci si può limitare ad interventi di ‘logistica ordinamentale’, che finiscono per incidere sulla organizzazione degli Ordini e nulla più , ma si parta dalla consapevolezza della necessità di procedere ad un corposo riordino delle competenze del comparto giuridico – economico, allargando anche ad altri professionisti del settore competenze che oggi, del tutto ingiustificatamente, sono riservate per esempio ai notai, come l’autentica di firme per le scritture private o le compravendite di immobili di modico valore».
«Stando a quanto contenuto nella bozza del Dl liberalizzazioni – aggiunge Perifano – parrebbe che l’unica misura liberalizzatrice ipotizzata sia l’aumento della pianta organica dei notai; le tariffe minime obbligatorie, infatti, come tutti sanno, sono state già cancellate dalla legge Bersani del 2006.
Probabilmente il Governo ignora che attualmente i concorsi per notaio si concludono, regolarmente, senza che vengano coperti tutti i posti disponibili per cui, prima che la nuova pianta organica venga coperta, passeranno molti anni.
Vogliamo dare un dato esemplificativo: non è un caso che il reddito medio dei 4500 notai è di circa 600.000 euro l’anno, mentre il reddito medio dei 240.000 avvocati è di circa 35.000 euro l’anno».
«Se liberalizzazione deve essere – conclude Perifano – allora sia vera liberalizzazione e non semplice spostamento di ricchezza all’interno di gruppi che continueranno a rimanere chiusi».