Il colore nero della giornata di oggi sui calendari segna la fine delle ferie per molti lavoratori e i festeggiamenti per la notte di San Silvestro sembrano alle spalle, ma proprio queste ore sono fondamentali per la vita di quelle persone che per l’antica tradizione dei “botti” di capodanno, o per quelli “post-capodanno” inesplosi, si trovano ancora a combattere per conservare i loro arti, si trovano a fare i conti con la vita stravolta da una morte in un giorno di festa o per quelli che cominciano un’esistenza da mutilato.
Se si vuole davvero limitare la tragedia di cui ogni anno le cronache devono occuparsi, forse bisogna cominciare a parlare delle normative che regolano l’uso di petardi e fuochi d’artificio, bisogna porre l’attenzione sull’efficacia dei provvedimenti adottati dagli enti locali affinché quelle frasi che inaugurano ogni nuovo anno, come “bollettino da guerra” o “feriti record”, nel 2013 scompaiano; c’è bisogno di sensibilizzazione e di iniziare un dialogo che superi il freddo snocciolare dei numeri relativi alle vittime e ai sequestri record di quelle forze dell’ordine che chiedono più mezzi anche per contrastare tutta la “filiale” dei traffici illegali di “botti”: dalle bancarelle improvvisate poche ore prima della mezzanotte fino ai produttori disonesti che non rispettano le norme sulla sicurezza, o che per incrementare il “botto” e le vendite usano quantitativi di esplodente superiori a quelli imposti dalla legge.
Le novità giuridiche più importanti nel campo dei prodotti pirici di questa ultima fine anno sono contenute in questi decreti http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/10058dl.htm http://informatecnica.it/downloads/antincendio/legislazione/273-decreto-9-agosto-2011/download.html, che recependo le normative dell’UE declassificano la “libera vendita” prima autorizzata per i “fuochi” che erano considerati non professionali, come i petardi ( del tipo miniciccioli, raudi, zeus, magnum), i razzi (per esempio quelli noti come “bengala”), le mini-cipolline (commercializzati come “pop pop” e definiti “petardini da ballo”), le fontane e i vari tipi di stecche luminose: prima potevano essere acquistati anche dai minorenni con più di 14 anni, e quelle vere e proprie “bombe” che di coreografico avevano poco (come per esempio il petardo “zeus”, un nome eloquente quanto accattivante) erano autorizzate dalla legge se, tra i vari requisiti, avevano anche un effetto grafico e ludico.
Oggi alcuni di quegli articoli possono essere acquistati solo dai maggiorenni, mentre altri sono stati spostati nelle categorie per le quali sono necessarie licenze da “fuochino” o autorizzazioni della prefettura, al pari delle altri armi. Possono ancora essere venduti fino al 2014 in esercizi come tabaccherie e supermarket ma solo ai maggiorenni e solo con alcune nuove prescrizioni e licenze che la legge impone e che hanno spiazzato molti commercianti facendoli finire nel calderone “numerico” dei sequestri, tra le quali la ri-etichettatura dei prodotti: poi fra due anni, quando sarà finito il periodo che resta ai commercianti per vendere le scorte di giochi pirici acquistate entro settembre 2011, potranno essere venduti solo dai negozi specializzati.
E’ inoltre importante notare non solo quello che si fa sulla “prevenzione” dei danni provocati dalla tradizione, che affonda le sue radici in un rito orientale usato per scacciare spiriti maligni, ma anche quello che si può fare in questi giorni per limitare i problemi dei botti inesplosi, che come prime vittime hanno bambini curiosi e operatori ecologici: infatti i “divieti” dell’uso di petardi e fuochi vari adottati da centinaia di enti locali sono stati molto “pubblicizzati” dai media a dispetto di quegli interventi che con idranti e mezzi speciali bonificano i campi minati della “guerra di capodanno”. Quest’anno sono circa 600 le vittime (di cui quasi 100 minori) e in più ci sono anche 300 animali domestici che con il suono dei botti impazziscono e se lasciati sul balcone gli attimi di follia li possono addirittura far arrivare a buttarsi di sotto, una fine così macabra difficile da augurare anche a “una bestia”… Chi vi scrive spera di tornare presto a parlare di nuove idee e nuove campagne di sensibilizzazione sul tema il prima possibile, e non di concludere il suo articolo con un “bollettino” così tragico anche il prossimo anno.